PER NON DIMENTICARE

Dalla sera del 3 novembre, per tutta la giornata del 4 e fino al mattino del 5, Pellestrina vive uno dei più gravi momenti della sua storia.

Già le prime minacciose avvisaglie preannunciano il grave pericolo incombente.

Di ora in ora la situazione si fa più grave e pericolosa, tanto che la popolazione cerca di salvarsi sulle motonavi appositamente inviate in soccorso, per non essere travolta dalle possenti onde che si riversano sull’isola.

Efficace, nella sua drammaticità, è la ricostruzione di quelle ore nella cronaca del Maresciallo dei Carabinieri Giovanni Cester, di cui trascriviamo la parte centrale:

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FORTE S PIETRO

Situato all’estremo Nord dell’Isola, in località S. Maria del Mare, fu costruito attorno al 1860 con lo scopo di difendere l’accesso al Porto di Malamocco e il Canale Spignon, area strategicamente importante in quanto vi si armavano i pesanti vascelli di linea che, noleggiati in un primo momento in Francia, Olanda e Inghilterra, a partire dagli anni sessanta del XVII secolo, furono costruiti nello stesso arsenale di Venezia. Consolidato in forma stabile nella prima metà del XVII secolo, faceva sistema con il prospiciente Forte Alberoni e con i due Ottagoni di Alberoni e S. Pietro.

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CENNI STORICI

L’oratorio dei Santi Vito e Modesto si presume facesse parte, dalla fine del ‘300, di un monastero di frati che, a causa di pestilenze e guerre, sarebbe progressivamente rovinato. Pensò la famiglia Bembo di Venezia a riedificarlo a proprie spese nel 1544, acquisendone il giuspatronato. Si trovava in faccia al mare e vi si celebrava la messa di domenica e in alcune feste, in particolare in quella titolare dei martiri Vito e Modesto: il 15 giugno. Successivamente, nel 1595, venne riedificato in luogo meno esposto alla furia dei marosi sopra l’argine in faccia alla laguna dal canonico Carlo Antonio de Rossi, con un ospizio annesso. Si trovava in questo oratorio cinquecentesco l’immagine della Madonna del Carmine che poi divenne celebre in occasione dell’apparizione e fu trasferita solennemente nel santuario, sorto nelle immediate vicinanze, il 30 Maggio 1723. Quindi il piccolo oratorio venne demolito e la devozione continuò grazie all’immagine della Madonna del Carmine passata nel santuario. 

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Il Duomo sorge al limite sud dell'isola, in un ampio piazzale ricco di storia al cui centro si trova il Cippo risorgimentale posato su dado settecentesco e l'antenna portabandiera del 1866; ai lati si possono ammirare costruzioni veneziane del ‘500, del ‘600 e del ‘700, mentre di fronte si staglia il bellissimo paesaggio lagunare. La Chiesa presenta una bella prospettiva seicentesca di ispirazione barocca, con forme tradizionali del classicismo, rivolta a ponente, divisa da cornicione in due piani. Il primo evidenzia il portale costeggiato da due finestre del 1739, il secondo piano è abbellito da medaglione contenente l’iscrizione della titolarità della parrocchia, sormontata da timpano a rosone centrale, nella sommità del quale vi sono tre statue di Santi.

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Le prime testimonianze, risalenti ai secoli XII e XV, parlano di una piccola cappella in un'isola della laguna chiamata " Santa Maria della Cava", dove, la domenica, la gente con le barche si recava per assistere alla S. Messa, prima che fosse costruita la nuova chiesa. Ancora  nel 1745 erano visibili i ruderi di questa isoletta, ora sommersa dalle acque e non più visibile. 

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La chiesa fu costruita per ben tre volte; il primo intervento risale a dopo la guerra degli Ungheri nel sec. X. Si attribuisce la costruzione ad una famiglia detta “dei arcipagani” nel 965, i quali, a ricordo della vittoria sugli Ungheri, il giorno di San Pietro intitolarono la chiesa a questo apostolo; in seguito fu aggiunto il nome In Volta, in quanto quel luogo costituiva la svolta naturale del margine lagunare dell'isola.

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La chiesa fu fondata nel 1612 come semplice cappella, nata sulle fondamenta di un oratorio; nel 1703 ci furono i lavori di ampliamento, ma solo nel 1874, l'8 febbraio, venne eretta a parrocchia.

Dal punto di vista artistico la chiesa è in stile neoclassico, con la facciata ispirata alle chiese veneziane di quel tempo.

Internamente ha una sola navata con sei altari laterali sorti in varie epoche.

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Nato nel dicembre del 2007, il primo nucleo del Piccolo Museo della Laguna Sud, organizzato nelle due sezioni La Storia dei Murazzi e 4 Novembre 1966, ospita il materiale storico-documentario raccolto in decenni di paziente attività di ricerca e divenuto oggetto di donazione da parte delle associazioni “ El Fughero” e “ Abitanti in Isola “.

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Il 13 ottobre, dopo aver rinunciato alla corsa delle 10:30, causa un allarme per un possibile attacco aereo, il Giudecca salpa per la successiva corsa delle 12:30.  Il numero di passeggeri è incerto, sicuramente oltre 200, ma altre fonti parlano di 400. Secondo la testimonianza di uno dei sopravvissuti, a bordo sono presenti alcuni militari italiani, tra cui un caporale della contraerea, ed almeno una dozzina di tedeschi. 

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Da numerosi documenti pare che il merletto a fuselli sia comparso per la prima volta in Italia,  anche se le Fiandre belghe ne rivendicano la paternità che non è però suffragata da sicure testimonianze storiche.

Ad oggi non esistono modellari antichi provenienti da quei paesi, come invece ne rimane una testimonianza stampata a Venezia che risale al 1557. Si tratta di un modellario dedicato interamente al merletto a fuselli, creato da un noto incisore dell'epoca.  Nel 1561 uscì a Zurigo un'opera nella quale si legge che il merletto era stato introdotto in quel paese da mercanti veneziani e italiani già 25 anni prima e che le loro donne ne avevano imparato la tecnica.

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