I Murazzi ("Murassi" o "Muràsi" in lingua veneta), sono un'imponente opera in pietra d'Istria costruita dalla Repubblica di Venezia per difendere gli argini della laguna dall'erosione del mare. Andarono a sostituire le precedenti “palade”, palafitte riempite di sassi la cui durata era assai breve.

 

L'ideazione di quest'opera fu di padre Vincenzo Coronelli e risale al 1716. La costruzione però venne seguita dall’Ing. Bernardino Zendrini ed iniziata nel 1744 e fu completata nel 1782, utilizzando inoltre tecniche costruttive innovative, come l’uso della pozzolana come agente legante tra i conci. Da segnalare l’importante integrazione in altezza, di un corso di Pietra d’Istria eseguita durante gli interventi di consolidamento avvenuti nei primi anni ’80, che, tra le altre cose, hanno visto la partecipazione diretta dei ragazzi isolani che “a ore perse”, eseguivano la bocciardatura dei conci, con l’uso di mazzetta e scalpello.

Nelle mareggiate del 1825, e soprattutto in quella del 4 novembre 1966, i Murazzi subirono i danni maggiori; infatti il loro cedimento fu una delle cause principali dell'eccezionale acqua alta che sommerse la città di Venezia. Recentemente sono stati integrati con una serie di “pennelli” frangiflutti, posti perpendicolarmente all'opera principale, il cui scopo è favorire la formazione di bassifondi per la difesa a mare, creando tra i pennelli una spiaggia artificiale, il tutto protetto da una diga “soffolta”.

Il “Murazzo“, emblema granitico di difesa, da secoli protegge la laguna e Venezia dalle insidie naturali e dall’incuria dell’uomo. A ragione, pubblichiamo la lapide in  pietra nera su cui è scolpito l’”Editto di Egnazio”, in cui viene dimostrato l’alto concetto che la Serenissima Repubblica aveva riguardo il rispetto delle acque in laguna, tanto da considerarle “Sacre Mura della Patria”.

“La città dei Veneti, per volere della Divina Provvidenza fondata sulle acque, circondata dalle acque, è difesa dalle acque come da mura. Pertanto chiunque oserà arrecar danno in qualsiasi modo alle pubbliche acque, sia giudicato come nemico della patria e sia condannato ad una non minor pena di quella che viene inflitta a colui che abbia violato le sacre mura della patria. Il diritto di questo Editto sia immutabile e perpetuo.”

Ci auguriamo che, finalmente, molti cittadini possano ammirare questo importante editto, esposto al museo Correr, nella sala XIV in posizione privilegiata, che riassume i principi che animavano la Repubblica Veneta nei confronti delle acque e che tutti siano stimolati a seguire questo insegnamento, per il bene, la conservazione, l’interesse della nostra città e del nostro territorio.