Da numerosi documenti pare che il merletto a fuselli sia comparso per la prima volta in Italia,  anche se le Fiandre belghe ne rivendicano la paternità che non è però suffragata da sicure testimonianze storiche.

Ad oggi non esistono modellari antichi provenienti da quei paesi, come invece ne rimane una testimonianza stampata a Venezia che risale al 1557. Si tratta di un modellario dedicato interamente al merletto a fuselli, creato da un noto incisore dell'epoca.  Nel 1561 uscì a Zurigo un'opera nella quale si legge che il merletto era stato introdotto in quel paese da mercanti veneziani e italiani già 25 anni prima e che le loro donne ne avevano imparato la tecnica.

 

Il merletto nasce come passatempo per le nobildonne, per poter realizzare la loro creatività e sentirsi gratificate. Si può dire che questa arte sia maturata nel Rinascimento grazie anche alle dogaresse che istituirono leggi protettive. Nel 1609 si scriveva che le donne di Pellestrina aiutavano a sostenere la famiglia con il lavoro "delle cordele a massete", mentre gli uomini erano dediti alla pesca. Si noti che il commercio dei merletti avveniva solo dai maschi, anche i venditori porta a porta obbligatoriamente dovevano essere maschi.  Per creare un merletto il più perfetto possibile i compratori andavano in queste isole poverissime e distruggevano, senza pagare, tutti i manufatti non eseguiti perfettamente.

Questa situazione proseguì fino agli inizi del XVIII secolo quando il governo veneziano pensò di diffondere la lavorazione anche in terraferma. A Venezia si continuò la lavorazione più pregiata con fili d' oro e d'argento.

Verso la fine del 1700, nell'area veneziana, il settore entrò fortemente in crisi, i vari istituti si dedicarono ad altre attività, ma a Pellestrina il merletto riuscì a sopravvivere e verso il 1810, in questa Isola esistevano una decina di negozianti di merletti e un centinaio di lavoranti. 

Nel 1874 Michelangelo Jesurum rilanciò la manifattura del merletto, fondando una società che ebbe come obiettivo la rieducazione delle merlettaie a ottenere un manufatto superiore a quello francese-belga. Per formare le operaie Jesurum aprì scuole a Venezia, Chioggia e Pellestrina.

Nel 1877 la lavorazione del merletto diede sostentamento a 1500 merlettaie.

Nel 1878 si avviò la produzione di manufatti in seta dai colori delicati e solo 2 donne, madre e figlia, erano in grado di produrli; si pensò così di aprire una scuola speciale. La lavorazione di questi preziosi merletti diedero riconoscimenti a Jesurum che venne chiamato "Il Michelangelo dei fuselli". In quel periodo, favorite dai sussidi elargiti dal Comune, sorsero altre scuole di merletto. 

Alla fine dell'800 inizi ‘900 le merlettaie a Pellestrina erano moltissime ma, a causa delle alte tasse che esse dovevano pagare, rinunciarono all'appellativo di "merlettaia", continuando l'attività entro le mura domestiche.

Alla scuola Jesurum subentrò l'Istituto Sacro Cuore che contava, nel 1923, circa 20 fanciulle dai 12 ai15 anni. Nel 1945 la scuola non era più una ditta che produceva merletti, ma si classificava come guida artistica. Si imparava il " punto Cantù" dimenticando che era il punto Venezia, il quale aveva girovagato per ritornare alle sue origini.

In seguito alle due guerre mondiali si ebbe un calo di mano d'opera, le donne si dedicarono a lavori più redditizi.

La lavorazione del merletto continua ancora oggi e, passeggiando nell'Isola, durante l'estate, si possono incontrare le merlettaie che intrecciano i loro fuselli davanti l'uscio di casa.

La lavorazione del merletto è il frutto di un delicato ed intelligente lavoro, nobilitato dal fascino e dal piacere di poter realizzare un manufatto da ammirare, da mostrare e conservare. L'impegno della merlettaia non è solo manuale, ma, anche, di sensibilità profonda e di amore per ciò che elabora: il lavoro concepito come espressione artistica. Questa attività si compie secondo regole dettate dall'esperienza e dall'applicazione, che richiedono, anche, un certo ingegno. Il complesso di tecniche e di metodi, concernenti la realizzazione dell'opera in filo, si basa, perciò, sull'abilità, talento, capacità. E la merlettaia possiede temperamento gentile, gusto raffinato e sensibilità alla bellezza. Prima di essere artigiana è virtualmente artista. Il merletto può essere inteso come arte a carattere figurativa, cui la merlettaia ha contribuito, non poco, alla sua evoluzione estetica, pratica ed ambientale.

Dalle abili mani delle antiche merlettaie fiorivano lavori leggeri e trasparenti, intessuti di volute, fogliami, frutti, fiori, stelle, crocette ed altri motivi geometrici. I disegni, nella loro fastosa eleganza, erano semplici, lineari e geometricamente puri. Il gioco labirintico del chiaro e dello scuro, quasi magica realizzazione di ombre e di sfumature, era semplice e fantastico. La produzione del merletto serviva per orlare federe e lenzuola nuziali, per guarnire il vestiario di dame e cavalieri e decorare tovaglie d'altare e paramenti sacri. La tecnica di elaborazione era tramandata da madre in figlia e studiata ed aggiornata da volenterose e preparate signore e signorine locali. Il carattere geometrico, semplice e lineare dello stile tradizionale, congiunto a quello figurativo più evoluto, ha reso possibile una realizzazione di opere di alto contenuto estetico. Da sempre, la lavorazione del merletto è un'attività svolta dalle donne del paese, che custodivano i segreti della tecnica di esecuzione.